Dal caldo record alle alluvioni: come i fenomeni estremi modificano l’aria che respiriamo indoor
Ondate di calore senza precedenti, incendi che oscurano i cieli per settimane rendendo l’aria irrespirabile, alluvioni che invadono abitazioni e luoghi di lavoro. Non sono più scenari lontani o eccezioni: il cambiamento climatico sta trasformando la nostra quotidianità.
Quando si parla di eventi estremi, il pensiero corre subito ai danni all’aperto. Ma c’è un aspetto spesso sottovalutato: la qualità dell’aria indoor (IAQ, Indoor Air Quality).
Quello che respiriamo dentro uffici, scuole, ospedali e case non è indipendente dall’esterno: durante fenomeni estremi, le due dimensioni si intrecciano con conseguenze importanti sulla salute e sul benessere.
In questo articolo esploreremo come il clima estremo modifichi l’aria negli ambienti interni, quali edifici sono più vulnerabili, e quali strategie concrete adottare per proteggere persone e strutture.
Prima di proseguire, leggi anche: “Smart building e intelligenza artificiale: la nuova frontiera della qualità dell’aria indoor”.
I fenomeni climatici che alterano l’aria indoor: quali sono?
Il cambiamento climatico rende sempre più frequenti fenomeni estremi che, oltre a danneggiare l’ambiente esterno, hanno un impatto diretto sulla qualità dell’aria indoor (IAQ). Alcuni eventi atmosferici, in particolare, modificano profondamente la composizione dell’aria che respiriamo all’interno di abitazioni, scuole e uffici.
Ondate di calore: più calore, più sostanze nocive
Le ondate di calore non influiscono solo sul comfort termico: le alte temperature aumentano il rilascio di composti organici volatili (VOC) da arredi, rivestimenti, vernici e materiali edili.
Secondo uno studio pubblicato su Building and Environment (Elsevier, 2025) ha dimostrato come l’aumento di temperatura e umidità ambientale amplifichi in modo significativo le emissioni di formaldeide da mobili e materiali edili, incrementando i rischi per la salute indoor.
Questo significa che, durante le estati torride, i livelli di sostanze chimiche indoor possono superare i limiti di sicurezza, aggravando rischi respiratori e irritazioni.
Incendi e fumo: particolato fine dentro le mura
L’aumento delle temperature e la riduzione delle precipitazioni estive favoriscono la diffusione di incendi boschivi sempre più estesi e intensi. Il fumo prodotto contiene particolato fine (PM2.5), capace di penetrare facilmente negli edifici e rimanere sospeso a lungo nell’aria interna, anche con porte e finestre chiuse.
Un esempio recente è quello dei mega-incendi che hanno colpito l’area metropolitana di Los Angeles all’inizio del 2025.
Secondo il rapporto preliminare LA Fire HEALTH Data Brief (marzo 2025), durante i grandi incendi iniziati il 7 gennaio 2025, oltre 1.000 abitazioni monitorate hanno mostrato livelli indoor di PM₂.₅ superiori a 35 µg/m³ — superando il limite raccomandato dall’EPA per condizioni normali.
In occasione di un incendio si creano situazioni di estremo pericolo per la salute e l’incolumità delle persone, a causa di diversi fattori:
- azione diretta del fuoco e dei materiali incandescenti;
- calore prodotto dalla combustione;
- fumo sprigionato dall’incendio;
- presenza di polveri sottili
Mentre ceneri e fumo sono percepibili, le polveri sottili (o particolato) sono invisibili. Sono costituite da sostanze solide e liquide con diametro compreso tra 2.5 e 10 micrometri (μm), equivalenti a circa 1/100 – 1/400 di millimetro, ovvero fino a 1/30 dello spessore di un capello.
Sostanze tossiche presenti nel fumo
I costituenti del fumo sono sottoprodotti chimici di una combustione incompleta. Molti sono altamente irritanti per le mucose respiratorie e provocano tosse violenta e broncocostrizione, aumentando così i danni polmonari.
Tra le sostanze più pericolose rilasciate dal fumo troviamo:
- acetaldeide;
- benzene;
- acido cianidrico;
- ammoniaca;
- ossido di azoto;
- ossido di carbonio.
Questi componenti, oltre a peggiorare i sintomi respiratori, sono stati identificati come cause dirette di danno polmonare.
Alluvioni: l’umidità che lascia il segno
Le alluvioni, sempre più frequenti in Europa e in Italia, non si limitano a danneggiare le strutture: l’acqua stagnante favorisce umidità persistente e la conseguente proliferazione di muffe, batteri e micotossine. Questi contaminanti possono restare attivi per mesi, con conseguenze sulla salute come asma, bronchiti e infezioni respiratorie.
Tempeste di polvere e sabbia: contaminanti invisibili
In zone urbane e industriali, ma anche in regioni vicine a deserti o terreni agricoli aridi, le tempeste di polvere e sabbia introducono negli ambienti silice, metalli pesanti e sostanze chimiche legate alle attività produttive.
Una volta entrati nei sistemi di ventilazione, questi contaminanti possono diffondersi in tutta la struttura, aumentando il rischio di malattie respiratorie e cardiovascolari.
Questi eventi estremi, dunque, non si esauriscono all’esterno: le sostanze che rilasciano e le alterazioni microclimatiche che provocano superano facilmente le pareti degli edifici.
È qui che il confine tra aria outdoor e indoor diventa labile, trasformando gli ambienti chiusi da rifugio a possibile amplificatore dei rischi.
Outdoor e indoor: un confine sempre più labile
In condizioni normali, gli edifici funzionano come una barriera parziale contro gli inquinanti atmosferici. Tuttavia, durante i fenomeni climatici estremi, questo equilibrio si rompe: l’aria esterna e quella interna finiscono per assomigliarsi molto più di quanto immaginiamo.
In scenari critici, le pareti non bastano più a proteggere. Anzi, possono trasformarsi in un amplificatore dei rischi, perché la qualità dell’aria interna (IAQ) è strettamente connessa a ciò che accade all’esterno.
Questa relazione si manifesta attraverso diversi meccanismi di scambio tra aria outdoor e indoor:
Infiltrazione e ventilazione
- L’aria esterna entra attraverso finestre, porte, fessure e impianti di ventilazione;
- Se contaminata da polveri sottili, pollini o gas nocivi, peggiora rapidamente la IAQ;
- Gli inquinanti esterni possono reagire con sostanze già presenti indoor, formando composti ancora più dannosi;
- Soluzione: filtri ad alta efficienza e gestione intelligente dell’apertura delle finestre.
Sistemi HVAC
- Se ben mantenuti, gli impianti filtrano e migliorano la qualità dell’aria;
- Se trascurati, diventano essi stessi fonte di inquinamento, distribuendo polveri e muffe.
Variazioni stagionali
- Primavera/estate: aumento di ozono, polline e allergeni che penetrano negli ambienti interni;
- Inverno: minore ventilazione e maggiore uso di riscaldamento → accumulo di inquinanti indoor + incremento di PM per traffico e combustioni.
Fattori climatici e ambientali
- Temperature elevate → aumento dell’ozono troposferico;
- Alte pressioni prolungate → accumulo di smog e polveri;
- Eventi estremi (incendi, tempeste di sabbia, smog intenso) → rapido deterioramento della IAQ.
Per questo motivo, la IAQ non può essere considerata separata dall’aria outdoor. Monitoraggio costante, manutenzione degli impianti e strategie di ventilazione mirate sono essenziali per ridurre i rischi, soprattutto durante eventi estremi.
Un caso emblematico di questo legame tra outdoor e indoor, è la stagione di incendi senza precedenti che ha colpito il Canada nel 2023: oltre 2.600 roghi hanno bruciato più di 5,3 milioni di ettari di foreste, un’area 15 volte superiore alla media decennale.
Il fumo non solo ha costretto all’evacuazione decine di migliaia di persone, ma ha generato un’ondata di inquinamento atmosferico record in diverse città del Nord America.
Le concentrazioni di PM2.5 hanno superato i limiti di sicurezza anche a migliaia di chilometri di distanza, dimostrando la facilità con cui gli inquinanti penetrano negli spazi indoor attraverso infissi e sistemi di ventilazione.
Questi dati dimostrano che i fenomeni estremi non solo peggiorano l’aria esterna, ma amplificano i rischi dentro le nostre mura.
Qualità dell’aria: quali sono i luoghi indoor più vulnerabili
Non tutti gli edifici rispondono allo stesso modo di fronte ai fenomeni climatici estremi. Alcuni ambienti, per caratteristiche strutturali o per la presenza di popolazioni fragili, risultano molto più vulnerabili alla contaminazione dell’aria esterna e alla proliferazione di inquinanti interni.
1. Scuole e asili: bambini più esposti
Le scuole e gli asili rappresentano uno degli spazi più sensibili: spesso si basano sulla sola ventilazione naturale e ospitano bambini, la cui capacità respiratoria e sistema immunitario sono ancora in sviluppo. In questi contesti, un peggioramento della IAQ può tradursi rapidamente in allergie, asma o cali di concentrazione, con ripercussioni sulla salute e sul rendimento scolastico.
Prima di proseguire, leggi anche: “Qualità dell’aria nelle scuole: come garantire ambienti Sani per gli studenti e il personale”.
2. RSA e strutture sanitarie: fragilità e comfort termico
Nelle residenze sanitarie assistite e negli ospedali convivono persone con patologie respiratorie o cardiovascolari e la necessità di mantenere condizioni microclimatiche stabili. Qui, un’alterazione della qualità dell’aria non solo riduce il comfort, ma può aggravare le condizioni cliniche dei degenti e aumentare il rischio di infezioni.
3. Edifici storici: isolamento scarso e tecnologie limitate
Molti edifici storici non sono progettati per resistere a fenomeni climatici estremi: hanno scarso isolamento, infissi non a tenuta e spazi difficili da adeguare con sistemi moderni di ventilazione e filtrazione. Ciò li rende particolarmente vulnerabili a infiltrazioni di polveri, umidità e muffe, soprattutto in caso di alluvioni o smog prolungato.
Inoltre, presentano arredi e mobilio interni non moderni, con superfici porose e trattati con sostanze non più a norma, che determinano un rilascio nel tempo di inquinanti chimici e fisici.
4. Edifici urbani: vicinanza a traffico e industrie
Gli edifici collocati in aree ad alta densità urbana o vicino a poli industriali subiscono un effetto combinato: elevata esposizione a smog e particolato fine, sommata a infiltrazioni che peggiorano la qualità dell’aria indoor. Questo ha conseguenze dirette non solo sul benessere, ma anche sulla produttività dei lavoratori nel caso di uffici e aziende.
Questi esempi dimostrano come la vulnerabilità alla cattiva qualità dell’aria indoor non sia distribuita in modo uniforme.
Identificare i luoghi più a rischio è il primo passo per mettere in atto strategie di protezione mirate ed efficaci. La vera sfida è capire come gestire al meglio la ventilazione, conciliando il ricambio d’aria con la protezione da fumi, polveri e sostanze nocive provenienti dall’esterno.
Ventilazione naturale sì, ma con protezione
La ventilazione naturale resta il modo più immediato per migliorare la qualità dell’aria interna, ma in caso di incendi, alluvioni o ondate di calore può diventare un veicolo di inquinanti pericolosi. Per questo, oggi non basta “aprire le finestre”: occorre combinare soluzioni tradizionali con tecnologie di filtrazione avanzata.
Le strategie più efficaci includono:
- Ventilazione meccanica controllata (VMC) con filtri HEPA e a carboni attivi, capaci di trattenere polveri sottili, pollini e fumi;
- Gestione intelligente dell’aerazione naturale, programmando l’apertura delle finestre solo nelle ore in cui i livelli di inquinanti esterni sono più bassi;
- Monitoraggio continuo della IAQ con sensori collegati a sistemi di allerta e dashboard, utili per decisioni rapide e informate.
Ma non basta garantire un buon ricambio d’aria: in estate o durante le ondate di calore, serve anche dissipare il calore senza spalancare la porta agli inquinanti. Qui entra in gioco il delicato equilibrio tra comfort termico e salubrità dell’aria.
Comfort termico vs prevenzione inquinanti
Il grande dilemma della gestione della IAQ indoor è come dissipare il calore senza introdurre nuovi inquinanti. Nei periodi di caldo estremo, la tentazione di aprire le finestre è forte, ma può peggiorare la qualità dell’aria. La risposta sta in soluzioni integrate che bilanciano comfort e protezione.
Alcuni esempi concreti:
- Sistemi smart con sensori ambientali e domotica, in grado di regolare in automatico ventilazione, climatizzazione e filtrazione;
- Raffrescamento evaporativo controllato, che abbassa le temperature senza dipendere dall’apertura costante delle finestre;
- Filtrazione attiva e ionizzazione, per ridurre particolato, pollini e microrganismi.
Soluzioni tecnologiche e strategie di raffrescamento intelligente offrono un supporto concreto, ma devono inserirsi in un quadro più ampio: quello dei protocolli di gestione e prevenzione che ogni organizzazione dovrebbe adottare.
Strategie efficaci di prevenzione e gestione dell’Indoor Air quality
Negli uffici, nelle aziende e in tutti i luoghi affollati, la qualità dell’aria non è solo un tema di salute: influisce direttamente su produttività, continuità operativa e benessere organizzativo.
Per garantire ambienti sicuri e resilienti, i responsabili della sicurezza e i facility manager devono adottare protocolli strutturati di gestione della IAQ, in grado di prevenire emergenze e ridurre al minimo i rischi.
Azioni chiave per uffici e ambienti affollati
- Manutenzione programmata degli impianti HVAC con sostituzione regolare dei filtri, indispensabile per evitare la diffusione di polveri, muffe e agenti contaminanti;
- Piani di emergenza IAQ integrati con le procedure di sicurezza aziendale, così da garantire risposte rapide e coordinate anche in caso di incendi, smog o alluvioni;
- Sistemi di monitoraggio in tempo reale, collegati a dashboard accessibili anche agli occupanti, che assicurano trasparenza, tracciabilità e fiducia;
- Formazione del personale, per rendere tutti consapevoli delle corrette procedure di aerazione, della gestione delle emergenze e della protezione dei soggetti più fragili.
Queste misure non solo proteggono la salute di lavoratori e visitatori, ma contribuiscono a ridurre rischi operativi, cali di produttività e interruzioni delle attività.
La qualità dell’aria è una scelta strategica, non un dettaglio
I fenomeni climatici estremi non minacciano soltanto le infrastrutture e l’ambiente esterno: alterano in profondità la qualità dell’aria che respiriamo indoor, con effetti su salute, benessere e performance lavorativa.
Ignorare questi segnali significa esporre persone e organizzazioni a conseguenze sempre più gravi. Al contrario, con protocolli efficaci di ventilazione, monitoraggio e manutenzione, gli edifici possono diventare spazi resilienti, capaci di proteggere chi li vive anche nelle condizioni più critiche.
È il momento di trasformare i vostri uffici e le vostre strutture in ambienti sicuri, salubri e pronti al futuro.
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- Analisi scientifica della qualità dell’aria indoor;
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