Mal'Aria 2022 il Dossier di Legambiente

Mal’Aria 2022: Dossier Legambiente

Un quadro preoccupante. Si può sintetizzare così la situazione inquinamento atmosferico in Italia fotografata dal Dossier Mal’aria Legambiente 2022 

I dati dell’inquinamento dell’aria che si respira nelle grandi città sono ben al di sopra i livelli di allarme, denuncia l’associazione ambientalista. Un’emergenza smog ormai cronica che rischia di peggiorare ulteriormente – ed inevitabilmente aggiungiamo noi – con l’avvio della stagione autunnale-invernale.

Ad oggi, nessuna città italiana rispetta i valori di PM10, PM2.5 e NO2 che l’Organizzazione Mondiale della Sanità suggerisce per la tutela della salute. La conseguenza? Che in Italia l’inquinamento è ancora tra le cause principali della morte prematura di 60 mila persone all’anno (circa 165 al giorno), secondo i dati dell’Agenzia Europea dell’Ambiente.

L’inquinamento atmosferico è ovunque ed è pericoloso. Ma c’è un nemico invisibile ancora più nocivo: l’inquinamento indoor

L’eccesso di contaminanti outdoor si ripercuote inevitabilmente anche sulla qualità dell’aria che respiriamo all’interno dei luoghi di lavoro e degli edifici pubblici. Ma nei luoghi chiusi possiamo agire è questa la differenza. E non servono complesse strategie e stringenti politiche ambientali. 

In questo articolo riprenderemo il lavoro di analisi Legambiente, ma verranno illustrati anche i rapporti tra inquinamento indoor e outdoor al fine di capire meglio i fattori chiave che influenzano la qualità dell’aria e quali azioni mettere in campo per tutelare la salute di lavoratori e cittadini.

Approfondisci l’argomento leggendo anche: “Inquinamento atmosferico: numeri di una pandemia in slow motion”.

Report Legambiente sulla qualità dell’aria: a che punto è l’Italia

Il dossier Legambiente “Mal’aria 2022 edizione autunnale. Verso città mobilità emissioni zero”  – realizzato dall’associazione ambientalista nell’ambito della campagna Clean Cities  fa il punto sui 10 mesi trascorsi nel 2022 mettendo in luce la scarsa qualità dell’aria di 13 città italiane al centro dell’analisi.

Nessuno dei grandi centri urbani italiani rispetta  i valori suggeriti dall’OMS, ovvero:

  • 15 microgrammi/metro cubo per il PM10;
  • 5 microgrammi/metro cubo per il PM2.5;
  • 10 microgrammi/ metro cubo) per l’NO2 (biossido di azoto).

Gli ultimi 10 anni hanno registrato un generale miglioramento della qualità dell’aria rispetto al passato. Tuttavia, in molte città italiane il livello dei contaminanti atmosferici continua ad essere oltre la soglia limite consentita.

E dire che il 2021 era stato un anno importante per la lotta all’inquinamento atmosferico. La revisione al ribasso dei valori limite delle concentrazione di inquinanti atmosferici da parte dell’OMS è stato un passo importante nell’ottica del risanamento globale della qualità dell’aria.

A questi standard si adeguerà entro fine 2022 la nuova Direttiva Europea sulla qualità dell’aria. E le conseguenze per l’Italia saranno tutt’altro che leggere.

Lo Stato Italiano, già condannato dalla Corte Europea di Giustizia per avere infranto i limiti di polveri sottili (PM10) tra il 2008 e il 2018, sarà suscettibile di nuove procedure d’infrazione e multe miliardarie, quando i nuovi limiti normativi sulla qualità dell’aria diventeranno vincolanti per gli Stati membri. 

Ciò che va sottolineato è che l’inquinamento è sì un problema ambientale, ma che sta assumendo sempre di più i contorni di un problema sanitario. 

Dalle ultime rilevazioni dell’Agenzia Europea per l’Ambiente (EEA) emerge ad esempio la correlazione tra l’esposizione ai particolati fini e la morte prematura di 400mila morti nei 41 Paesi Europei, di cui solo 50-60mila in Italia. E non dimentichiamo i diversi studi che avrebbero dimostrato una correlazione fra le elevate concentrazioni di particolato atmosferico e i picchi di contagi da SARS-COV-2.

Ridurre le concentrazioni degli inquinanti dunque è un indubbio beneficio per la salute dei cittadini indipendentemente dai valori da cui si parte. Salute che è stata sistematicamente messa a rischio dal Nord al Sud del Paese.

Per approfondire l’argomento, leggi anche: “Inquinamento e Covid: quale relazione”.

Qual è la città più inquinata d’Italia nel 2022

L’analisi condotta da Legambiente su 13 città capoluogo di regione e provincia evidenzia come la situazione sia in molti casi già abbastanza critica.

I dati presi in esame nel report sono riferiti a polveri sottili (PM10 e PM2.5) e biossido di azoto (NO2), i 3 principali inquinanti delle aree urbane e anche i 3 marker che determinano la qualità dell’aria e l’insorgenza di patologie respiratorie.

Per quanto riguarda il PM10, la media giornaliera di 50 microgrammi / metro cubo (µg/mc) per più di 35 giorni, che è il limite previsto dalla normativa, è stato ampiamente superato da almeno 3 delle 13 città analizzate ovvero Torino, Milano e Padova con – rispettivamente – 69, 54 e 47 giornate di sforamento.

In Codice Giallo ci sono Parma (25), Bergamo e Roma (23) e Bologna (17) che in 6 mesi hanno già superato la metà dei giorni di sforamento ammessi. Da monitorare la situazione di Palermo e Prato (15 sforamenti), Catania e Perugia (11) e Firenze (10).

Gli sforamenti dei limiti normativi sono il campanello d’allarme di una situazione destinata a peggiorare con la stagione autunnale e invernale. Ma ciò che dovrebbe far realmente riflettere è che nessuna delle 13 città in esame rispetta i valori suggeriti dall’OMS per la tutela della salute.

Polveri sottili in eccesso e dati inquinamento aria

La seguente tabella riporta l’eccedenza, in percentuale, del valore medio annuo registrato dal 1° gennaio ad oggi per ciascun parametro riportato rispetto ai valori suggerito dall’OMS:

 

CITTA’ ECCEDENZA PM10 VS OMS ECCEDENZA PM2.5 VS OMS  ECCEDENZA NO2 VS OMS 
Bari +53% +150% ND
Bergamo +87% +340% +230%
Bologna +58% +200% +130%
Catania +75% +160% +195%
Firenze +52% +160% ND
Genova ND ND +253%
Milano +122% +300% +257%
Palermo +87% +187% +248%
Parma +84% +210% +97%
Perugia +36% +147% ND
Prato +50% +190% ND
Roma +65% +123% +187%
Torino +121% +340% +250%

L’obiettivo dell’Europa è dimezzare l’inquinamento entro il 2030. Ma, come è evidente, in Italia manca ancora molto per poter tornare a respirare aria pulita.

Per liberare le città dallo smog bisogna accelerare sulla decarbonizzazione dei trasporti urbani e sullo sviluppo di una mobilità locale green e sostenibile. E non c’è più tempo da perdere.

I veleni presenti nell’atmosfera sono un rischio troppo grande per la salute. Ma non è l’unico di cui dovresti preoccuparti.

Inquinamento indoor: un pericolo che viene da dentro

Circa il 90% del nostro tempo lo trascorriamo in ambienti chiusi. Eppure la preoccupazione sulla qualità dell’aria interna non sembra essere allo stesso livello di quella esterna. Ed è un errore.

L’aria indoor, infatti, è almeno cinque volte più inquinata di quella outdoor. Come non pensare quindi che possa influire allo stesso modo sulla salute e sul benessere di chi lavora o frequenta luoghi comunitari?

Una scarsa qualità dell’aria indoor (Indoor Air Quality) è ad esempio la causa principale della Sindrome dell’Edificio Malato, un insieme di disturbi che possono peggiorare comfort e produttività dei lavoratori nelle aziende o la salute di chi frequenta alberghi o strutture sanitarie..

Una delle cause dell’inquinamento indoor è proprio quella proveniente dall’esterno. Virus, batteri, particolati e altri contaminanti pericolosi passano attraverso le condotte degli impianti aeraulici fino ad arrivare negli ambienti interni.

Come garantire condizioni di salubrità ottimali? In che modo si possono rendere questi ambienti più sicuri? Con una corretta gestione della qualità dell’aria, che ovviamente non può prescindere dalla cura e l’attenzione costante degli impianti aeraulici.

Impianti sporchi e con filtri intasati, non soltanto sono inefficienti da un punto di vista energetico ma potrebbero essere anche il modo in cui polvere, inquinanti e patogeni penetrano all’interno di un ambiente chiuso.

Benessere e qualità dell’aria sono due elementi vitali in qualsiasi contesto comunitario e lavorativo se si vuole garantire la salute degli occupanti. Ed è in questi luoghi che possiamo effettivamente agire.

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  3. Ripristino a norma igienica di ogni elemento degli impianti di condizionamento (UTA, canali, bocchette, griglie, anemostati, serrande, silenziatori, batterie, fancoil e split);
  4. Abbattimento microbiologico garantito mediante l’utilizzo di opportuni prodotti chimici biocidi registrati al Ministero della Salute.

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