Le Fibre minerali Aerodisperse: pericoli e soluzioni
I pannelli di isolamento in fibre minerali costituiscono una delle tipologie utilizzate più spesso per la coibentazione degli impianti areaulici. Tuttavia, per quanto siano considerati buoni isolanti termici e acustici, non sono esenti da problematiche.
La più evidente è indubbiamente la perdita nel tempo della loro coesione iniziale con conseguente distacco e dispersione delle fibre negli ambienti.
Come si sa, una buona Indoor Air Quality è strettamente correlata all’assenza nell’aria di inquinanti di natura biologica, chimica e fisica.
Le fibre minerali artificiali, come ad esempio lana di roccia, lana di vetro o filati di vetro, costituiscono uno di quegli inquinanti fisici che concorrono notevolmente a compromettere la qualità e la salubrità di aria che si respira all’interno di un ambiente chiuso.
In questo articolo, dunque, ci concentreremo sui pericoli della dispersione delle fibre minerali e sulla soluzione più efficace per prevenire questa problematica, soprattutto negli impianti vecchi e obsoleti: il coating.
Fibra minerale: cos’è, caratteristiche e impieghi
Le fibre minerali sono silicati amorfi classificabili in base ai materiali di partenza. Prendono spesso il nome di Fibre Artificiali Vetrose (FAV), che rientrano nel gruppo delle cosiddette Man-Made Mineral Fiber (MMMF).
Si tratta, in pratica, di un gruppo di fibre minerali inorganiche prodotte a partire da materiali come il vetro, le rocce naturali (come quelle feldspastiche) o altri minerali. La grande famiglia delle FAV comprende diverse tipologie di fibre come, ad esempio:
- Fibre a filamento continuo: impiegate in ambito tessile, ma anche per usi elettrici e per la produzione di materiali di rinforzo per plastica e cemento;
- Fibre ceramiche refrattarie (FCR): usate in ambito industriale per l’isolamenti di forni, altoforno, stampi di fonderia, condutture, ma anche nell’industria automobilistica e aeronautica e nella protezione incendio;
- Lana di scoria, di roccia e di vetro: fibre minerali prodotte da loppe, rocce naturali o vetro, usate nei trasporti e nell’edilizia per realizzare pannelli isolanti in fibra minerale per pareti o coperture, nei settori industriali del caldo e del freddo;
- Lane di vetro per scopi speciali e per isolamento: impiegate per filtri ad alta efficienza e per l’isolamento nell’industria aerospaziale;
- Lane e fibre di nuova generazione (Alkaline Earth Silicate, High Alumina, Low Silica Wools).
Ciò che caratterizza queste fibre e che ne costituisce anche il motivo principale del loro utilizzo, si può riassumere nella loro capacità di essere:
- Altamente isolanti alle sollecitazioni termiche e acustiche;
- Inestensibili;
- Flessibili;
- Non infiammabili;
- Conduttori elettrici;
- Resistenti all’umidità, alle condizioni ambientali e ad agenti chimici corrosivi;
- Non degradabili da microrganismi.
Le FAV sono composte soprattutto da silice con quote variabili di ossidi alcalini e alcalino terrosi, ma anche da alluminio, boro, ferro e zirconio.
La composizione chimica costituisce uno dei parametri di classificazione delle fibre, assieme al diametro, la disposizione e alla biopersistenza, che influenzano anche la loro pericolosità in caso di esposizione oltre un certo livello, come vedremo anche nel prossimo paragrafo.
Respirare fibra di vetro e fibre minerali: quali sono i rischi per la salute?
Gli effetti sulla salute dei lavoratori esposti dipendono soprattutto dalla forma e dalle dimensioni delle particelle di fibre minerali aerodisperse, fattori che sono strettamente correlati alla loro inalabilità e biopersistenza nell’ambiente.
L’esposizione alle FAV dipende sempre e comunque dalla probabilità che si verifichi un rilascio nell’aria delle fibre. Una circostanza che può essere abbastanza comune in presenza di condutture e impianti aeraulici:
- Vecchi e obsoleti;
- In pessimo stato di conservazione;
- Dotati di pannello isolante in fibra minerale rivestito da una tela protettiva facilmente usurabile nel tempo.
Di per sé, comunque, le fibre minerali e di vetro non sono pericolose per la salute umana. Lo diventano quando il loro DLGS-2ES (ovvero il “diametro medio geometrico ponderato sulla lunghezza delle fibre”) è inferiore ai 6 micron.
Con tale diametro, infatti, le fibre possono divenire inalabili e raggiungere più facilmente bronchi e alveoli polmonari, causando effetti anche patogeni sull’apparato respiratorio umano.
I rischi per la salute dipendono anche da un’altra caratteristica: la biopersistenza. Più a lungo una fibra riesce a persistere nel tratto respiratorio, maggiore sarà la probabilità di generare effetti anche nocivi.
In generale, l’esposizione alle fibre minerali artificiali provoca irritazioni della pelle, agli occhi e alle mucose, oppure effetti infiammatori più o meno gravi all’apparato respiratorio.
La legislazione italiana non ha definito chiaramente quali debbano essere i valori limite dell’esposizione per le FAV nei luoghi di lavoro.
Tuttavia, la Circolare n. 4 del Ministero della Salute del 15/03/2004 ha suggerito di recepire i valori soglia di esposizione (TLV-TWA) dell’American Conference of Governmental Industrial Hygienist (ACGIH), ovvero:
- 0,2 f/cm3 per le fibre cercamiche refattarie;
- 1 f/cm3 per le fibre in lana di roccia, lana di vetro, lana di scoria e a filamento continuo.
La dir. (UE) 2017/2398 ha recentemente definito un nuovo valore limite per le FCR che è pari allo 0,3 f/ cm3.
Continua a leggere per conoscere la normativa di riferimento che disciplina le misure di prevenzione per la tutela della salute dei lavoratori esposti alle FAV.
Fibre artificiali vetrose, normativa per la sicurezza sul lavoro
Con la messa a bando dell’amianto le FAV (Fibre Artificiali Vetrose) hanno avuto largo impiego in diversi settori, dall’edilizia al tessile, soprattutto grazie alla loro elevata capacità di isolamento termico e acustico.
La grande diffusione e l’utilizzo di questi materiali ha reso necessario disciplinare le modalità di impiego, al fine di prevenire ogni possibile rischio per la salute dei lavoratori in quegli ambienti in cui si può venire in contatto o inalare le FAV.
Oltre ai riferimenti normativi citati nel paragrafo precedente, la normativa in materia è completata da:
- Regolamento CE (CLP) n. 1272/2008 relativo alla “classificazione, all’etichettatura e all’imballaggio delle sostanze e delle miscele”;
- D.lgs. 81/2008, Testo unico della salute e sicurezza sul lavoro;
- Linee Guida per l’applicazione della normativa inerente ai rischi di esposizioni e le misure di prevenzione per la tutela della salute del Conferenza Stato-Regioni (2016).
Il regolamento CLP n. 1272/2008 indica quali sono i parametri per considerare le FAV assolutamente sicure per la salute.
In particolare, stabilisce che la classificazione “cancerogena” non si applica a quelle fibre per cui è possibile dimostrare, mediante test, che hanno un’alta bio-solubilità e, dunque, bassa biopersistenza (Nota Q).
Nella Nota R, invece, viene stabilito che le fibre sono esonerate dall’essere classificate come cancerogene se il loro diametro medio ponderato sulla lunghezza meno due errori geometrici standard (DLG-2ES) è superiore ai 5 micron.
Le lane minerali rispettano appieno la Nota Q e la Nota R. Diverso è il caso delle FCR che avendo una bassa composizione di ossidi alcalini e alcalino/terrosi, hanno anche una minore bio-solubilità.
Come viene stabilito nel Titolo IX (sostanze pericolose) del D. lgs. 81/2008, al fine di ridurre i livelli di esposizione alle fibre artificiali vetrose, ogni datore di lavoro è tenuto a fornire ai propri lavoratori adeguati dispositivi di protezione individuali (DPI), nonché informazioni necessarie a limitarne gli effetti.
In riferimento all’esposizione alle lane minerali che ricade nel Capo I – Protezione da agenti chimici, il datore di lavoro dovrà anche eseguire una valutazione del rischio e adottare ogni misura preventiva adeguata.
Anche per l’esposizione alle fibre ceramiche refrattarie che, invece, ricade nel Capo II – Protezione da agenti cancerogeni e mutageni, è prevista valutazione del rischio e messa in atto di idonee misure di prevenzione e protezione.
È altresì previsto l’obbligo della sorveglianza sanitaria dei lavoratori esposti a tali sostanze (art. 242).
Cosa dicono le Linee guida sulle fibre artificiali vetrose
Le Linee Guida approvate nel 2015 nascono dall’esigenza di sistematizzare le informazioni sulla tossicità delle FAV e, soprattutto di differenziare i rischi in base alle diverse caratteristiche.
E ciò in un contesto di totale assenza di valori limite per le fibre artificiali vetrose negli ambienti di lavoro.
Lo scopo del documento è quello di ampliare la conoscenza e la consapevolezza dei rischi da parte di tutti i soggetti interessati e potenzialmente esposti, tanto in ambienti di lavoro che in quelli di vita, nonché favorire l’applicazione di adeguate misure per la tutela del lavoro.
In particolare, le linee guida – aggiornate al 2016 – costituiscono un necessario compendio sulle fibre artificiali vetrose che descrive nel dettaglio:
- Proprietà chimico-fisiche;
- Tipologie di utilizzo;
- Settori di impiego;
- Classificazioni di pericolo;
- Aspetti normativi;
- Metodi di analisi per la classificazione;
- Profili, livelli e limiti di esposizione negli ambienti di lavoro;
- Effetti sulla salute;
- Gestione di eventuali rifiuti contenenti fibre minerali.
Nelle Linee Guida, ad esempio, vengono fornite indicazioni operative e precauzioni per la posa in opera e lo smaltimento delle FAV, da eseguire – in caso di fibre conformi alle Note Q ed R – con adeguati dispositivi di protezione individuale (mascherina, guanti, occhiali protettivi e tute da lavoro).
Anche per altri tipi di FAV, le precauzioni riguardano soprattutto l’impiego di DPI
Tali indicazioni concernono la rimozione o la posa di pannelli realizzati in fibre minerali. Invece, in caso di presenza di fibre minerali aerodisperse in un ambiente, è necessario un intervento operativo volto a ridurre il più possibile la concentrazione.
Ad esempio, nel caso di condotte d’aria vecchie che presentano la pannellatura isolante in fibra minerale deteriorata, a causa del continuo passaggio di aria, la soluzione è rappresentata dal coating come vedremo nel prossimo paragrafo.
Fibre minerali e Coating: come proteggere i canali aeraulici obsoleti
Nei canali d’aria, dove passa una notevole quantità d’aria a velocità anche levata, creando rumori non sempre tollerati, la coibentazione è fondamentale.
Fino a qualche decennio fa, il rivestimento isolante veniva realizzato con una pannellatura interna in fibra minerale scoperta o rivestita, talvolta, con una tela protettiva facilmente deteriorabile.
In questi impianti, il continuo passaggio dell’aria nonché le procedure di pulizia con spazzolatura o aria compressa, possono danneggiare irrimediabilmente il rivestimento determinando un rilascio di sporco e di fibre negli ambienti.
Una soluzione alternativa e meno dispendiosa rispetto alla sostituzione dell’impianto aeraulico è rappresentata dal servizio coating.
Il coating, detto anche incapsulamento, è un trattamento che si applica all’interno di quei canali contenenti pannelli o materassini in fibre minerali deteriorati e che di disgregano.
L’operazione consiste essenzialmente nell’applicazione all’interno dei condotti di specifici prodotti liquidi che inglobano le fibre e, una volta asciugati, creano una sorta di pellicola protettiva molto spessa e resistente sulla superficie esposta, sigillandola e chiudendone le porosità.
L’applicazione del prodotto avviene, solitamente, mediante l’utilizzo di un Robot Pulitore attrezzato con spruzzatori collegati ad una pompa airless, che consente di diffondere uniformemente il prodotto incapsulante all’interno delle tubazioni.
Prima di procedere al coating, però è necessario un’accurata pulizia dei canali in modo da rimuovere tutto lo sporco ed i detriti presenti sulla superficie isolante, affinché il prodotto possa aderire meglio alla superficie del canale.
I benefici del coating sono innegabili:
- Minor dispendio di denaro e tempo, in caso di sostituzione completa dei canali d’aria rovinati;
- Meno tempo per mettere completamente a norma un impianto aeraulico;
- Non occorre smontare e rimontare parti di controsoffitto e l’arredo;
- Non ci sono ostacoli al prosieguo dell’attività lavorativa;
- Maggiore salubrità dell’aria interna, anche grazie all’azione fungicida e alghicida dei prodotti utilizzati.
Le fibre minerali aerodisperse sono un inquinante fisico dell’aria potenzialmente pericoloso. Come datore di lavoro e/o responsabile della sicurezza di una struttura la tua priorità è la salute dei dipendenti e dei collaboratori.
Come la sanificazione dei canali aria, anche l’esecuzione del coating richiede attenzione ed esperienza che solo un personale specializzato ed altamente qualificato è in grado di offrirti.
Richiedi l’intervento di Firotek per la bonifica del tuo impianto aeraulico e metti la tua struttura a norma di legge.