Anidride Carbonica in Ambienti Indoor: indicazioni ISS
L’Istituto Superiore di Sanità (ISS), ha fornito una serie di raccomandazioni e indicazioni per migliorare la qualità e la salubrità dell’aria indoor, valutando la quantità di anidride carbonica (CO²) presente.
La finalità è il ricambio dell’aria esterna grazie all’ausilio di sistemi meccanici o in maniera assolutamente naturale; è oramai ampiamente dimostrato che in ambienti indoor, livelli ottimali di salubrità dell’aria si ottengono in particolar modo con adeguati e congrui ricambi e rinnovi di aria.
Sono state identificate una sequenza di azioni complementari con cui si deve agire contemporaneamente per fronteggiare il rischio dei contagi da SARS-CoV-2.
Il rapporto dell‘ISS, rappresenta una guida generale con cui si può valutare la percentuale di CO² presente negli spazi chiusi e di conseguenza, sapere quali ambienti sono carenti di ricambi d’aria efficaci e ottimizzare gli stessi.
Lo scopo della valutazione è evitare l’insorgenza di situazioni di disagio che possono portare a problematiche di salute, poca produttività a causa dell’esposizione ad agenti di rischio chimici, fisici e biologici.
CO² negli spazi indoor: quali sono i fattori che contribuiscono ad aumentarla?
Molto importante è capire quali sono i fattori che rischiano di aumentare i livelli di CO² nell’aria, in uno spazio indoor, in modo da poter intervenire in maniera efficace.
Gli studi condotti dimostrano come questi fattori comprendono:
- la quantità delle persone nello stesso spazio indoor
- la natura delle attività (la tipologia dell’impegno fisico)
- le dimensioni e le peculiarità dello spazio chiuso
- in quali condizioni viene utilizzato lo spazio
- la durata e la frequenza dell’apertura delle finestre e delle porte
- i tempi e la velocità del sistema di ventilazione
Gli studi, inoltre, evidenziano come la mancanza di comportamenti responsabili possono determinare un mancato rispetto delle misure di prevenzione (non corretto o mancato utilizzo della mascherina, non adeguato distanziamento) e quindi far aumentare i livelli di CO² negli ambienti indoor.
Infatti, in spazi chiusi troppo affollati e senza dovute precauzioni, si crea una maggiore emissione di cariche virali causate da emettitori che rilasciano nell’aria goccioline e altri aerosol.
Dopo le misurazioni, bisogna attuare una strategia efficace
Effettuare le indagini e le misurazioni ed analizzare i dati rappresentano la parte più “semplice”. Il difficile riguarda creare una strategia efficace che ci permetta di tradurre nella pratica i dati elaborati dalle misurazioni.
Una strategia efficace si basa su punti concatenati e di estrema importanza per una corretta prevenzione:
- Strategia compilata e modificata ogni volta: bisogna rispondere agli obiettivi che si vogliono raggiungere, valutare i risultati delle misurazioni caso per caso al fine individuare eventuali anomalie nei sistemi di ventilazione e correggere azioni sbagliate nel riciclo dell’aria in maniera naturale con apertura di porte e finestre.
- Attività di formazione, sensibilizzazione e informazione: attività rivolte a tutto il personale (non solo ai responsabili della sicurezza), per chiarificare quali siano i vantaggi e gli ostacoli nella misurazione della CO², sulle azioni quotidiane e gli atteggiamenti corretti da applicare per arrivare allo scopo di una maggiore assiduità nel ricambio dell’aria.
Nei prossimi paragrafi analizzeremo quali sono le linee guida che l’ISS consiglia per la misurazione della CO².
Misurazione della CO2 negli ambienti indoor: programmazione della misurazione
Negli ultimi anni, complice anche la pandemia da COVID-19, si registra un cambiamento di rotta che ha portato ad una maggiore attenzione alle situazioni di difficoltà negli spazi indoor.
Come ricordato dalla ISS, la CO² è un indicatore di diffusione di bioeffluenti, che provengono in gran parte dall’aria che le persone respirano all’interno di uno spazio chiuso.
Queste particelle, vengono trasportate e disperse nella stanza da spostamenti di aria di varia natura. Detto questo, è doveroso ricordare che la CO² non può essere considerata un “indicatore generale” di qualità dell’aria perchè ci sono altri fattori che la influenzano, tra cui la presenza di particelle provenienti da tessuti, superfici, vernici etc.
Veniamo alle indicazioni su come misurare la CO² presente negli spazi indoor. Come abbiamo già detto nei paragrafi precedenti, la misurazione dell’anidride carbonica negli spazi chiusi non è di per sé un’ operazione difficile da fare, però bisogna tener conto di diverse condizioni da valutare:
- dimensioni dello spazio da analizzare, qualità dell’areazione, filtraggio dell’aria, tipologie si sistemi di raffreddamento e riscaldamento dell’ambiente, infissi etc
- tipo di attività che si svolgono all’interno dello spazio chiuso analizzato e durata dell’utilizzo
Gli obiettivi della programmazione, spiega il rapporto dell’ISS, si possono tradurre in 6 gruppi:
- identificare gli ambienti con scarso ricambio d’aria durante l’occupazione dello stesso
- determinare se lo spazio occupato sia dotato o meno di sufficienti ricambi di aria
- stabilire quali siano le mosse necessarie per stabilire la prevenzione o individuazione del rischio
- controllare i livelli di CO² presenti, durante l’occupazione e l’attività quotidiana dello spazio analizzato
- determinare la precisa misura dei livelli di anidride carbonica presente
- accertare l’efficacia dei criteri sul riciclo dell’aria e sulla ventilazione che sono state adottate
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Quali sono i limiti consentiti di CO² presente indoor? Vediamo i valori numerici
Gli strumenti necessari per l’analisi dei dati e la stesura dei valori di riferimento, devono consentire un monitoraggio costante lungo tutto il periodo considerato. Per intenderci, gli strumenti che analizzano solo un tempo limitato, non permettono di effettuare un’analisi completa ma solo parziale della qualità dell’aria indoor.
Per compiere una misurazione completa, inoltre, dovrebbero essere valutati anche altri fattori dell’aria come la temperatura e l’umidità presente nello spazio analizzato.
Una volta completate le misurazioni, lo studio ISS fa riferimento ad un rapporto ISTISAN (Istituto Superiore di Sanità) 16/15 “Presenza di CO² e H²S (acido solfidrico) in ambienti indoor” per stabilire i parametri di riferimento e i limiti da non superare.
Questo rapporto, stabilisce il limite di ppmv (Parti per Milione di Volume) da non superare per una buona salubrità dell’aria.
Nello specifico, la concentrazione massima di CO² presente non deve essere superiore a:
- 1000 ppmv indoor
- 500/600 ppmv outdoor
Come possiamo vedere, la differenza di limite consentito indoor rispetto outdoor è di quasi il doppio. Questo perché, come abbiamo visto precedentemente, l’aria indoor ha un riciclo/ricambio inferiore rispetto all’aria outdoor.
Questi valori di riferimento, sono stati adottati da diverse Nazione UE ed EXTRA Ue e rappresentano un indice di raccomandazioni da prendere in caso di superamento:
- miglioramento della ventilazione / ricambio d’aria
- riduzione del numero di persone ammesse negli spazi
Come afferma il documento dell’ISS: “Nello specifico i valori di concentrazione di CO² permanentemente superiori ai 1000 ppmv durante l’occupazione continua degli ambienti di cui si conoscono le principali caratteristiche fisiche e di utilizzo indicano che i ricambi di aria esterna e la ventilazione sono insufficienti e vanno migliorati”.
Spazi Indoor: quali sono le caratteristiche da considerare
Dopo aver analizzato i valori, il rapporto ISS ha stabilito il limite di CO² da non superare per evitare l’insorgenza di situazioni di disagio (1000 ppmv). Ma quali sono le caratteristiche da considerare degli spazi indoor che hanno portato a questa scelta?
Gli spazi indoor, è chiaro, non sono tutti uguali; si distinguono ognuno dall’altro per alcuni aspetti che vanno dal tipo di attività svolta all’interno ad aspetti più fisici come la dimensione e il volume, passando per dettagli più tecnici come la qualità degli impianti.
Sulla base di queste valutazioni, le caratteristiche da esaminare sono:
- caratteristiche strutturali dello spazio come la dimensione, il volume, grandezza di porte e finestre, posizione di mobili e caloriferi etc
- modalità di ricambio dell’aria; se avviene con ricambio naturale o condizionata, il sito dei filtri dell’aria, la frequenza di manutenzione dei filtri etc
- modifiche strutturali dello spazio; ad esempio, se all’interno di uno ufficio analizzato precedentemente, si sono dei cambiamenti da considerare come l’installazione di nuove finestre, porte o prese d’aria, l’aggiunta di mobili o tende etc
- quale è la routine all’interno dello spazio; se persone e attività sono sempre le stesse in un lasso di tempo ben determinato
- tipologia e condizioni di utilizzo dell’area indoor; ufficio, classe, magazzino, per quanto riguarda la tipologia. Orario continuato, mezza giornata, diurno, notturno, come caratteristiche di utilizzo
- anagrafica e tipo di di attività degli occupanti; età, sesso, attività lavorativa, attività sportiva etc
- origine di combustione (caloriferi, termosifoni)
- animali domestici presenti
- organizzazione degli spazi comuni; turni, attività comunitarie
- programmazione di ricambio/riciclo d’aria costante con apertura di porte e finestre, basandosi sulla quantità di persone presenti all’interno dell’area indoor
- funzionamento dell’impianto di ventilazione
- programmazione di attività di informazione e formazione sulle tematiche della qualità dell’aria indoor
Valutazioni finali sulla misurazione: punti, tempi e frequenza
Dopo aver analizzato i fattori, la strategia, la programmazione, i valori e le caratteristiche, il rapporto ISS fornisce infine una serie di raccomandazioni sui punti precisi dove andrebbero sistemati gli strumenti di rilevazione di CO² negli spazi indoor.
Le indicazioni scritte nel testo dell’Ente Nazionale Italiano Unificazione (UNI), “UNI EN ISO 16000:26”, stabiliscono che per spazi indoor grandi fino a 50 m², basta un solo punto di misurazione al centro dello spazio. Per strutture più grandi, andrebbero inseriti più punti.
I criteri da seguire sono:
- altezza dal pavimento di 1,5 m
- distanza dalle persone di 1,5-2 m
- distanza da grandi oggetti nella stanza (librerie, armadi etc), non inferiore a 1,0 m
- non vicino a sorgenti di aria naturale (finestre, porte etc)
- non vicino a sorgenti di fonti di calore (termosifoni, caloriferi etc)
Infine, bisogna considerare un aspetto fondamentale per una corretta misurazione di CO² negli ambienti indoor: la giusta pianificazione di tempi e frequenza delle misurazioni.
Giusti tempi e corretta frequenza
Come avete già letto nei punti precedenti, la strategia di misurazione della CO² che il rapporto ISS suggerisce viene “redatta e modulata di volta in volta per rispondere agli obiettivi, agli scopi specifici e alle finalità che si vogliono raggiungere con le attività di misurazione”.
Come conseguenza, bisogna regolare la durata e la frequenza sulla base di uno spazio indoor occupato da una serie di persone in un determinato lasso di tempo in cui si svolge l’azione. Spieghiamo meglio: se l’attività di misurazione si svolge all’interno di un ufficio, bisogna analizzare lo spazio per una durata di circa 8 ore (h 8-17), durante la normale routine delle persone all’interno dell’ufficio; in una scuola, il lasso di tempo da analizzare sarà su una base di 6 ore totali (h 8-14).
Queste serie di misurazioni, non possono comunque essere isolate. Infatti, il consiglio dell’ISS è di ripetere le misurazioni, almeno settimanalmente, durante l’arco delle diverse stagioni.
Questa strategia, basata su tempi stabiliti, adattamento in base alle caratteristiche dello spazio e basata su una scala di valori numerici precisa, sarebbe sufficiente per riuscire a fare una corretta misurazione e per valutare nel modo più efficace possibile, la quantità di CO² all’interno di uno spazio indoor.
Per approfondimenti e per le tabelle con i dati dettagliati, ecco il documento ISS: