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Qualità e monitoraggio dell’aria nelle sale operatorie

Il monitoraggio della qualità dell’aria è il primo step del protocollo di sanificazione di una sala operatoria. 

Una buona prassi di igiene, infatti, non può prescindere da un’indagine scrupolosa delle condizioni ambientali e dell’aria che si respira all’interno di un luogo a contaminazione controllata, classificato ISO 5, ISO 7 e ISO 8.

Un’aria salubre è un aspetto di vitale importanza in ogni ambiente chiuso. I rischi derivanti dall’inquinamento indoor sono noti già da tempo per il loro impatto sulla salute e sulle capacità produttive dei soggetti che frequentano ambienti di lavoro chiusi.

Gli ospedali e le strutture sanitarie in generale sono ambienti complessi. La principale garanzia della salute di staff medico e pazienti ricoverati, ciascuno con patologie di diversa gravità, è un controllo attento della contaminazione dell’aria interna mediante monitoraggio.

Le sale operatorie, in particolare, rappresentano un sito dove una cattiva qualità dell’aria e scarse condizioni microclimatiche possono compromettere la salute di pazienti e operatori sanitari, e il processo lavorativo specifico di questo ambiente.

In questo articolo, quindi, cercheremo di capire quali sono i parametri da rispettare all’interno di una sala operatoria e quali sono le fasi del protocollo di monitoraggio dell’aria.

A cosa serve il monitoraggio biologico e ambientale dell’aria in sala operatoria?

Le sale operatorie sono reparti ad alto rischio che richiedono elevati standard di sicurezza ed un controllo costante, al fine di evitare contaminazione.

Si tratta, inoltre, dell’ambiente ospedaliero dove la concentrazione di contaminanti chimici (es. gas anestetici) e microbiologici espone pazienti, equipe medica e personale infermieristico a sostanze inquinanti che potrebbero pregiudicare la salute.

La qualità dell’aria e il suo grado di sterilità all’interno di un blocco operatorio dipende essenzialmente da 3 fattori di rischio che sono di tipo:

  1. Fisico: alterazione del benessere fisico o discomfort termico, dovuto a parametri microclimatici inadeguati;
  2. Biologico: contaminazione biologica causata da microrganismi, batteri e patogeni presenti nell’aria e sulle superfici;
  3. Chimico: contatto con sostanze tossiche, nocive e/o cancerogene presenti nell’ambiente.

Il controllo dell’aria all’interno di una sala operatoria viene affidato soprattutto agli impianti di ventilazione e condizionamento a contaminazione controllata. 

Un impianto di VCCC è deputato a mantenere un microclima ospedaliero ed un comfort ambientale adeguato, nonché a ridurre la presenza di microrganismi patogeni e inquinanti chimici. Un impianto ben progettato e funzionante, insomma, deve:

  • Garantire condizioni termoigrometriche idonee allo svolgimento delle attività di chirurgia;
  • Favorire il benessere fisico di personale ospedaliero e pazienti;
  • Depurare l’aria interna da odori, vapori, impurità e inquinanti.

Il monitoraggio ambientale e biologico, dunque, rappresenta la più importante misura di sicurezza di una sala operatoria e di prevenzione del rischio di esposizione ad agenti chimici, fisici e biologici dannosi per la salute di pazienti e lavoratori, nonchè una delle principali azioni di prevenzione delle infezioni nosocomiali.

Tra questi vi sono i gas anestetici.

Monitoraggio dell’aria e sale operatorie: il pericolo dei gas anestetici

I gas anestetici sono tossici e cancerogeni e possono rappresentare un rischio per i lavoratori e i pazienti anche a basse esposizioni, non solo ad alte concentrazioni come si tende a credere.

Gli gas anestetici per inalazione più impiegati in sala operatoria sono:

  • Enfluorano;
  • Isofluorano;
  • Metossifluorano;
  • Alotano (in chirurgia pediatrica);
  • Sevofluorano;
  • Protossido di azoto;
  • Biossido di carbonio.

Il loro uso comporta inevitabilmente un inquinamento dell’ambiente indoor. In caso di concentrazioni superiori ai limiti fissati, dovute a un malfunzionamento dei sistemi preposti alla loro evacuazione, si verrebbero a creare le cosiddette atmosfere sotto-ossigenate, irrespirabili e tossiche.

La presenza eccessiva di tali sostanze può inibire le capacità psico-motorie. Nei casi più gravi e a concentrazioni superiori al valore dei 100 ppm per N2O (come stabilito dalla circolare del Ministero della Sanità n. 5 del 1989), i gas anestetici possono provocare tumori, aborti, danni genetici e disturbi di varia natura.

Il monitoraggio della concentrazione dei gas è sicuramente tra le misure di protezione da adottarsi per la riduzione degli effetti dell’esposizione ai gas anestetici.

Lo scopo è garantire non solo l’idoneità di questi ambienti all’esecuzione delle normali attività chirurgiche, ma anche di preservare la salute dei soggetti esposti.

Monitoraggio dell’aria nelle sale operatorie: il protocollo di azione

Le Linee Guida Ispesl del 2009 note anche come “Linee guida sugli standard di sicurezza ed igiene del lavoro nel reparto operatorio” definiscono i requisiti igienico-sanitari e progettuali dei blocchi operatori, oltre al protocollo del monitoraggio dei gas anestetici nelle sale operatorie.

Come avviene, dunque, il monitoraggio ambientale in sala operatoria e quando viene eseguito?

La rilevazione del livello di contaminazione ambientale da gas anestetici aerodispersi e i campionamenti vanno eseguiti in maniera continuativa e in ciascuna area del blocco operatorio, ovvero:

  • Sala operatoria a 360° (zona anestesia, operatoria e periferica);
  • Locali adiacenti e comunicanti (sala di preparazione del paziente, sterilizzazione, sala risveglio ecc…);
  • Locali non comunicanti (corridoi, ingresso, spogliatoi ecc…).

Il prelievo dei campioni di aria andrà eseguito in corrispondenza della zona respiratoria del soggetto esposto e deve durare un periodo di tempo rappresentativo della reale esposizione (ad es. durata di una operazione chirurgica).

L’identificazione precisa delle fonti di inquinamento richiederà misurazioni della qualità dell’aria in prossimità delle apparecchiature utilizzate per la respirazione assistita durante l’anestesia, ovvero raccordi, guarnizioni, valvole, erogatori e condotti dell’intero circuito respiratorio.

I controlli andranno eseguiti a scadenze regolari e in base a livello di criticità degli interventi eseguiti all’interno della sala operatoria:

  1. Ogni sei mesi nelle sale ISO 5, ovvero ambienti con rischio maggiore (Ortopedia, Cardiochirurgia,  Neurochirurgia, etc.);
  2. Una volta all’anno nelle sale classificate ISO 7 e ISO 8 con grado di rischio minore (chirurgia generale, ginecologia, corridoi preparazione/risveglio pazienti, terapie intensive e rianimazioni, ecc…);
  3. Ogni due anni, per verificare l’efficacia e la tenuta dei filtri HEPA degli impianti VCCC.

Per i parametri microclimatici e termoigrometrici che definiscono ulteriormente la qualità dell’aria di una sala operatoria si rimanda, invece, alla Norma Tecnica UNI EN ISO 7730:2006.

Secondo tale norma i valori ottimali del microclima di un blocco operatorio ospedaliero dovrebbero essere i seguenti:

  1. Temperatura compresa tra i 20-24°C (sia in inverno che in estate);
  2. Umidità relativa tra il 40%-60% (sia in inverno che in estate);
  3. Ricambi di aria esterna all’ora pari a 15-20v/h (senza ricircolo);
  4. Velocità dell’aria tra 0,05 e 0,15 m/s;
  5. Livello di pressione sonora 45 dB(A) per il flusso turbolento e 48 dB(A) per il flusso unidirezionale;
  6. Pressione differenziale di +5 Pascal rispetto agli ambienti limitrofi;
  7. Filtrazione assoluta al 99,97%.

Usando appropriati strumenti e processi di campionamento dell’aria, verranno effettuate verifiche sul funzionamento dell’impianto di trattamento, sulla portata e unidirezionalità dell’aria, nonché rumorosità e smoke test.

In questo modo si potranno identificare  gli eventuali punti di criticità di un impianto e mettere in atto quelle azioni mirate a prevenire contaminazioni ambientali.

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