Indagini microbiologiche delle superfici: quali strumenti utilizzare?

Tutto ciò che ci circonda può rappresentare un veicolo di contaminazione microbica. Ecco perché le indagini microbiologiche delle superfici sono uno strumento così importante per la prevenzione e il controllo della diffusione di agenti patogeni in diversi contesti, ma soprattutto negli ambienti di lavoro.

Virus, batteri e funghi sono in grado di diffondersi non soltanto attraverso l’aria, ma anche per contatto diretto. Le superfici al pari delle condotte aerauliche sono una potenziale riserva di agenti biologici con cui i lavoratori sono in costante contatto nello svolgimento delle proprie attività.

Un adeguato controllo ambientale dei livelli di contaminazione microbiologica, dunque, non può affatto prescindere dal campionamento ambientale. Solo così, infatti, si possono conoscere le concentrazioni dei microrganismi presenti, escludere la presenza di patogeni e verificare l’efficacia delle misure adottate per contenere il rischio.

Vediamo in questo articolo come si svolgono le analisi delle superfici e in quali contesti sono vitali per rendere l’ambiente di lavoro più sano e sicuro.

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Cosa si intende per indagini microbiologiche delle superfici

Ogni datore di lavoro ha l’obbligo di valutare il rischio di esposizione dei lavoratori ad agenti biologici (D. Lgs. 81/2008 e s.m.i.).

Le analisi microbiologiche dei contaminanti aerodispersi e/o depositati sulle superfici sono perciò uno step obbligato nel percorso generale di indagini volte a verificare la salubrità dell’ambiente di lavoro.

Piani di lavoro, apparecchiature, indumenti, superfici di attrezzature e, ovviamente, l’aria, sono tutti potenziali veicoli e fonti di trasmissione di agenti infettivi. La contaminazione può avvenire per:

Il monitoraggio della contaminazione microbiologica delle superfici negli ambienti lavorativi viene pertanto svolto per determinare non soltanto il livello di concentrazione ma il fallout microbico su punti critici.

Cosa si intende per fallout microbico? È quella componente batterica, virale o fungina contenuta nel bioaerosol e che si deposita sulle superfici, soprattutto quando l’ambiente è privo di ricambi d’aria adeguati.

Come puoi intuire, in un contesto lavorativo – in particolare quelli più esposti al rischio biologico – le analisi microbiologiche sono estremamente importanti per garantire la sicurezza degli ambienti e la salute delle persone.

Ma perché e dove svolgere un campionamento delle superfici? Continua a leggere il prossimo paragrafo.

Perché e dove svolgere un’analisi microbiologica delle superfici

Le indagini servono a identificare e quantificare batteri, virus ed eventuali altri contaminanti biologici presenti su una superficie specifica. Andando più nel dettaglio, si tratta di esami condotti soprattutto per: 

  1. Verificare l’igiene degli ambienti;
  2. Misurare indicatori microbici e concentrazioni batteriche, virali e fungine totali correlati all’attività di lavoro in esame;
  3. Prevenire  e controllare la contaminazione;
  4. Indagare su malattie professionali;
  5. Adeguare gli ambienti alle norme vigenti;
  6. Valutare l’efficacia delle attività ordinarie di pulizia e sanificazione degli ambienti;
  7. Svolgere monitoraggio periodico dell’aria e delle superfici.

Le indagini microbiologiche possono essere effettuate in moltissimi ambienti e in ogni luogo dove sia necessario verificare la qualità igienica e prevenire la contaminazione microbica

Al fine di una corretta Valutazione del Rischio nei luoghi di lavoro si seguono le prescrizioni riportate nelle Linee Guida Inail. Dal documento si evince, ad esempio, che uno degli ambiti lavorativi più esposti alla diffusione di agenti infettivi responsabili di patologie sono gli ambienti farmaceutico-sanitari.

Nel contesto nosocomiale le superfici di attrezzature mediche, arredi e oggetti vari hanno un ruolo preminente nella diffusione dei microrganismi patogeni e rappresentano un rischio notevole per la salute dei pazienti e degli operatori sanitari.

Agenti patogeni come lo Staphylococcus aureus, Enterococcus spp., Acinetobacter spp. e Norovirus possono sopravvivere per giorni in un ambiente, finendo per contaminare anche superfici di arredi e oggetti.

La loro presenza rende più facile la trasmissione di agenti patogeni soprattutto attraverso il contatto con le mani e/o guanti, che restano il principale veicolo di infezioni. Circa il 20-40% delle infezioni ospedaliere è stato attribuito a infezioni trasmesse con il contatto di mani e/o guanti contaminati dalle superfici.

Per valutare e controllare il rischio di infezione negli ambienti lavorativi in generale, le Linee Guida sul Monitoraggio Microbiologico negli ambienti di lavoro fissano i criteri, indicazioni operative e i protocolli di base da adottare, a livello nazionale, per accertare i livelli di contaminazione microbiologica in diversi comparti produttivi.

Come si svolge l’analisi della contaminazione microbiologica

Prevenire e proteggere i luoghi di lavoro dagli agenti biologici è un’attività obbligatoria, come sancita dal D.Lgs. 81/08, titolo X e successive modifiche (D.Lgs. 106/09), sia laddove si tratti di “uso deliberato” di agenti biologici, necessario al ciclo produttivo, sia che sussista semplicemente la possibilità di esposizione.

Il campionamento microbiologico richiede tutta una serie di azioni preliminari ed essenziali, come: 

  1. Identificazione dei lavoratori maggiormente esposti e delle attività che possono causare l’esposizione a microrganismi;
  2. Raccolta di dati e informazioni essenziali sui microrganismi presenti e sull’esposizione, al fine di valutare l’entità del rischio; 
  3. Adozione di misure per ridurre al minimo l’esposizione ai microrganismi;
  4. Monitoraggio degli agenti e dell’adozione di procedure operative da parte dei lavoratori corrette e idonee a contenere il rischio;

Solo così è possibile stilare un protocollo adeguato di campionamento in cui definire i contaminanti biologici da indagare, le tecniche di analisi da utilizzare, la durata dell’attività, nonché il numero e la localizzazione delle aree critiche dove effettuare il monitoraggio.

Quali sono i parametri microbiologici da considerare nelle analisi delle superfici?

Le indagini vengono limitate a individuare la carica batterica totale e/o alla ricerca di specie batteriche comunemente responsabili di infezioni. Ciò perché non esistono ancora  standard o riferimenti normativi, né valori indicativi o ‘indici’ di riferimento universali come invece esistono per la contaminazione aerodispersa.

Come si controlla la contaminazione microbiologica delle superfici negli ambienti lavorativi? Le tecniche di campionamento sono pressoché le stesse, a prescindere dagli ambienti di lavoro. Ne parleremo meglio nel prossimo paragrafo.

Quali sono le tecniche di campionamento e gli strumenti utilizzati per le analisi microbiologiche 

Non esiste un metodo ottimale ufficialmente riconosciuto per monitorare l’igiene di una superficie.  Per valutare la contaminazione delle superfici, dunque, si possono utilizzare diverse tecniche. Le principali sono:

  1. Piastre sterili di tipo a contatto;
  2. Tamponi sterili;
  3. Sponge-bag;
  4. Slides;
  5. ATP bioluminescenza.

Le piastre a contatto (RODAC – Replicate Organism Direct Agar Contact)  determinano il valore di UFC presente sull’area di contatto della piastra con la superficie campionata. Si utilizzano mettendole a contatto per almeno 10 secondi con la superficie contaminata, con una pressione uniforme e costante. Trascorso il periodo di incubazione, alla temperatura e nei tempi previsti dai microrganismi che si ricercano, si analizzano i risultati espressi in UFC/unità di superficie.

L’utilizzo delle piastre è assai diffuso come tecnica a sé stante ma anche che in associazione ad altre, perché facili da utilizzare. Oggetto di valutazione possono essere pareti e qualsiasi superficie piana di arredi, apparecchiature e utensili di lavoro.

I tamponi sterili per il controllo superfici consentono il campionamento anche in zone difficili da raggiungere, perciò viene impiegata soprattutto per analizzare quelle superfici lisce non porose come quelle in acciaio, laminato in legno o piastrelle. Sono particolarmente adatte per la valutazione ad esempio delle batterie di scambio di UTA e fancoils.

I tamponi sono realizzati in diversi materiali, come cotone, rayon, schiuma poliuretanica o nylon. Tutti efficaci per il recupero di cellule microbiche senza eccessive perdite. Fondamentale è inumidire la punta del tampone in una soluzione neutralizzante prima del campionamento. In questo modo si impedisce ad eventuali residui chimici sulle superfici di inficiare i risultati di analisi.

Con il metodo sponge-bag, viene utilizzata una spugna sterile che va strisciata esercitando pressione sulla superficie, sia in orizzontale che in verticale, e poi riposta in un sacchetto sterile richiudibile a cui si aggiunge la soluzione conservante. Si tratta di una metodica che trova largo impiego nel settore alimentare, per la ricerca di Salmonella spp.

La tecnica degli slides flessibili impiega due diversi tipi di terreno di coltura presenti su due facce di uno stesso slide, così da eseguire due diversi controlli con la stessa piastrina.

La flessibilità di questo strumento favorisce il contatto tra la superficie da testare e il terreno di crescita, la cui parte sporgente a contatto con la superficie ne acquisisce l’esatta impronta microbiologica.

Infine, l’ATP bioluminescenza il cui scopo è rilevare la concentrazione dell’adenosintrifosfato (ATP), una molecola ubiquitaria presente in tutti i microrganismi e nelle cellule animali e vegetali usata per scambiare energia. La sua quantificazione, infatti, è indice di presenza di cellule vive.

Questo metodo biochimico utilizza, per il campionamento, un tampone che viene strofinato sulla superficie da analizzare in senso orizzontale e verticale. Successivamente il tampone viene inserito in un tubo di reazione e letto tramite luminometro. Questa tecnica è molto usata per controllare il livello di pulizia delle superfici nel settore ospedaliero.

A prescindere dal metodo di campionamento, i risultati devono essere espressi sempre in UFC per unità di superficie campionata, con particolare riferimento ai limiti espressi dalle norme specifiche per l’indagine condotta.

Come scegliere lo strumento adatto alle analisi microbiologiche superfici

La selezione di uno o più strumenti per le indagini microbiologiche delle superfici può dipendere dalla considerazione di determinati fattori, tra cui:

  • Caratteristiche dell’ambiente: i tamponi sono più utilizzati nel settore alimentare rispetto a quello sanitario dove le piastre si sono dimostrate migliori nel recupero microbico;
  • Batteri sulle superfici da indagare: ad esempio le piastre sono più efficaci per raccogliere i batteri Gram-positivi di quelli negativi, mentre  i tamponi possono essere utilizzati invece per raccogliere campioni di batteri aerobi (es. Legionella spp);
  • Tipo di superficie da analizzare: alcuni strumenti di campionamento sono più adatti per determinati tipi di superfici, come ad esempio le spugne per superfici lisce e tamponi per superfici porose.

Vanno poi rispettate norme e Linee Guida sui protocolli di campionamento e analisi. Ciò richiede una profonda conoscenza del settore e un’esperienza che soltanto un’azienda come Firotek, che sia davvero competente nel controllo e nella risoluzione del rischio microbiologico 

Un’azienda sicura è una realtà che ha davvero a cuore la salute e la produttività dei propri dipendenti e non trascura l’importanza di prevenzione e controllo per rendere l’ambiente di lavoro indoor salubre.

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