5 Criticità nella Bonifica Impianti Aeraulici

La bonifica degli impianti aeraulici è un requisito tanto essenziale quanto obbligatorio nell’ambito della tutela legislativa della salute dei lavoratori che occupano ambienti climatizzati.

Già tante volte ci siamo soffermati sull’importanza della salubrità dell’aria indoor e su quanto gli aspetti igienico-sanitari di un impianto possano influire, anche negativamente, sulla qualità dell’aria che si respira all’interno degli edifici (Indoor Air Quality).

Lo scopo principale della bonifica di un impianto aeraulico, dunque, è ripristinare le migliori condizioni igienico-sanitarie per garantire non solo un’elevata qualità dell’aria, ma anche per preservare l’efficienza operativa dell’impianto stesso.

Ci sono diversi aspetti da tenere in considerazione nell’eseguire la sanificazione dei canali aria. Aspetti che talvolta possono arrivare a costituire anche criticità di un certo rilievo, rendendo la procedura ancora più complessa di quanto non lo sia normalmente.

Quali sono queste problematiche e come affrontarle sarà il focus di questo nostro articolo. Ma prima di addentrarci in questo discorso, facciamo una premessa importante spiegando in cosa consiste la sanificazione di impianti e canali aria.

Bonifica impianti aeraulici: come viene fatta?

La sanificazione di impianti e canali aeraulici consiste in più operazioni distinte che insieme concorrono a raggiungere un elevato livello di igiene, ovvero:

  • Rimozione meccanica di particolato, sporco visibile e altre eventuali sostanze inquinanti da ogni parte che compone l’impianto;
  • Disinfezione di condotte, uta esterne, vasche di condensa, bocchette di aerazione ed ogni altra componente;
  • Verifica conclusiva dell’idoneità dell’impianto aeraulico e dell’assenza di contaminanti biologici e inquinanti chimici.

Che si tratti della bonifica di canali aria industriali oppure la sanificazione degli impianti di un qualsiasi altro luogo di lavoro, un’operazione così complessa porta con sé inevitabilmente alcune difficoltà. Che attingono soprattutto alla procedura e, di conseguenza, alla strategia da adottare. 

Nei prossimi paragrafi, quindi, analizzeremo nel dettaglio quali sono le 5 principali criticità che si incontrano di frequente negli interventi di sanificazione e bonifica di canali aria e impianti di condizionamento. 

1.Ispezionabilità e accessibilità dei canali aeraulici 

Impianti e canalizzazioni aerauliche difficilmente accessibili complicano l’attività di ispezione tecnico-visiva, preliminare ad ogni intervento di bonifica.

Si tratta di una criticità operativa molto importante perché in grado di influenzare l’approccio lavorativo. Questa difficoltà dipende soprattutto da:

  • Mancata rispondenza costruttiva degli impianti aeraulici alle normative vigenti;
  • Posizione dei canali aria;
  • Mancanza totale o numero insufficiente di sportelli ispettivi;
  • Conformazione generale dell’impianto;
  • Ubicazione delle U.T.A. in posizioni molto scomode.

Facciamo qualche esempio che renda meglio l’idea.Se i canali sono in altezza, si usano piattaforme e trabattelli per il raggiungimento degli stessi in quota; quando i canali sono all’interno di un controsoffitto non ispezionabile, bisogna prevedere dei tagli funzionali per avere l’accesso al canale.

Impianti poco lineari, con tanti stacchi e curve, ad esempio, non permettono un’agevole ispezione con il robot, a differenza di canali più lineari e di dimensioni standard. In questi casi, quindi, si devono usare sonde speciali.

Come vedremo in seguito, anche il luogo specifico in cui si trovano le U.T.A. possono costituire un’ulteriore criticità nella bonifica. 

Da non sottovalutare neppure anche la vicinanza di altri tipi di impianti alle canalizzazioni aerauliche, che non permettono un facile accesso e, in alcuni casi, impediscono l’esecuzione di alcune procedure necessarie (es. posa in opera portine di ispezione, smontaggio batterie di post riscaldamento, ecc…).

2.Grandezza e complessità dell’impianto aeraulico

Le dimensioni e la complessità di progettazione e costruzione di un impianto aria vanno di pari passo con il punto che abbiamo analizzato nel paragrafo precedente.

Questi aspetti possono riguardare ad esempio:

  • Dimensioni degli impianti e lunghezza in metri dei canali;
  • Complessità dell’impianto in relazione a presenza di curve e stacchi, spazi confinati e zone con amianto, ma anche altezza e accessibilità;
  • Numero, dimensioni e portate delle U.T.A.;
  • Ubicazione delle Unità di Trattamento Aria e disponibilità vicina di punti acqua e prese di corrente.

Più le Unità di Trattamento Aria sono grandi e con portate elevate, più sono complesse da bonificare. Questo determina inevitabilmente un allungamento delle tempistiche di esecuzione del lavoro.

Se poi le U.T.A. sono ubicate in posti difficilmente accessibili e lontani da punti acqua e prese di corrente, sarà necessario dotarsi di sistemi e attrezzature che ne permettano il raggiungimento.

L’ubicazione di U.T.A e canali aria in spazi confinati, invece, richiedono l’adozione di misure di prevenzione particolari (autorespiratori, personale formato, funi di sicurezza; secondo il DPR 177/11). Allo stesso modo, ambienti in cui sono presenti lane minerali o addirittura amianto necessitano l’impiego di personale formato e l’implementazione di DPI.

Tutto ciò complica la procedura e può incidere notevolmente anche sull’incremento dei costi complessivi della sanificazione.

3.Contaminanti biologici pericolosi che si possono trovare all’interno 

Gli impianti aeraulici possono nascondere molte insidie per la salute. Tralasciamo gli inquinanti chimici e fisici, pure presenti, e concentriamoci soltanto su quelli biologici.

Una cattiva igiene delle condotte, dei filtri, delle unità di trattamento aria o delle bocchette di aerazione, rappresenta un “terreno fertile” per la proliferazione di muffe, spore, virus e batteri pericolosi.

La migliore strategia di prevenzione dai patogeni presenti nell’aria è ovviamente una bonifica periodica dei sistemi di ventilazione, deumidificazione e condizionamento nei quali possono annidarsi.

Tuttavia la presenza stessa in qualità e quantità di questi contaminanti costituiscono un’ulteriore criticità alla procedura standard di bonifica perché influiscono su:

  • La scelta di adeguati DPI, in particolare mascherine FFP2 o FFP3;
  • Le strategie di contenimento delle cross-contamination

La contaminazione indotta è un pericolo concreto, soprattutto se i lavori sono eseguiti da personale non qualificato.  Prevenire questo rischio vuol dire soprattutto effettuare la bonifica mantenendo l’impianto in stato di fermo con tutti i componenti e gli accessori di diffusione dell’aria ben sigillati, per evitare contatto tra l’ambiente interno ai canali e l’ambiente esterno.

Inoltre, come vedremo più avanti, in funzione del tipo di inquinamento presente e della struttura oggetto di intervento, vanno messe in atto specifiche strategie di contenimento della diffusione dei microbi in ambiente. 

Tali strategie vanno dal semplice utilizzo di teli per la copertura delle superfici sottostanti i canali da bonificare (scrivanie, sedie, monitor, tastiere), all’utilizzo di compartimentazioni mobili che delimitano l’area di lavoro da soffitto a pavimento, fino alla presenza di compartimentazioni con aree in depressione, per avere la sicurezza che i gradienti pressori confinino eventuali inquinanti all’interno della zona e non in altre limitrofe (si distinguono 4 livelli progressivi di contenimento). 

Qualora poi in alcune strutture si riscontrassero casi riconducibili a patologie collegate ad una scarsa Indoor Air Quality (Sindrome dell’Edificio Malato o Malattia associata all’Edificio), i campionamenti microbiologici preliminari alla bonifica dovranno comprendere un ulteriore passaggio.

Si tratta del campionamento e della speciazione specifica (ad esempio di muffe e batteri, tipo Aspergillus, Streptococco, Stafilococco ecc…), al fine di individuare i fattori scatenanti le forme morbose. 

Per approfondire l’argomento, leggi anche: “Batteri e aria condizionata: tutto quello che c’è da sapere”.

4.Materiale di coibentazione delle canalizzazioni 

Anche il materiale con cui sono realizzate le condotte aerauliche può costituire una criticità alla procedura di bonifica. Alcuni impianti, soprattutto quelli più datati, sono in muratura o presentano all’interno un rivestimento isolante in fibre artificiali vetrose.

Questa anomalia impiantistica favorisce l’accumulo di grandi quantità di contaminanti all’interno dell’impianto. Il deterioramento e l’usura nel tempo del rivestimento coibentante e della muratura determinano il distacco di pulviscolo e fibre minerali che possono disperdersi negli ambienti.

La suddetta variabile, quindi, determina un cambio di approccio al servizio di bonifica, che va necessariamente preceduto da un altro passaggio fondamentale: il coating.

Il coating è una sorta di restauro dei canali aeraulici mediante incapsulamento. È un trattamento che consiste in 2 step:

  • Pulizia meccanica poco aggressiva (con aria compressa o spazzole a setole soft) delle canalizzazioni;
  • Stesura di resine liquide epossidiche all’interno dei condotti. 

Una volta asciugate, si viene a creare una pellicola spessa e resistente che incapsula e sigilla del tutto la sottostante superficie delle condotte deteriorata e altamente porosa.

Il coating richiede la presenza di una squadra composta da almeno 3 persone e, inevitabilmente, influisce molto anche sui tempi di lavoro (che si allungano) e quindi sui costi (che aumentano). 

5.Caratteristiche delle strutture servite dagli impianti aeraulici 

La tipologia di ambiente non influenza molto la bonifica degli impianti, tuttavia può costituire una criticità per quanto attiene alle opere a cornice del servizio.

Prendiamo come esempio significativo gli ospedali e le strutture sanitarie in generale. Si tratta di luoghi naturalmente ad alto rischio infettivo, dove è presente una popolazione suscettibile.

Tutti i protocolli di igiene, compresi quelli per gli impianti aria, sono finalizzati a impedire la cross-contaminazione e la proliferazione di patogeni pericolosi. Lo stesso vale per alcuni siti produttivi (farmaceutici e alimentari), che necessitano di procedure tali da non alterare il prodotto finito.

Il contenimento di questa problematica può richiedere quindi passaggi ulteriori rispetto al protocollo standard di bonifica.

Le Linee Guida Nadca ACR 2013 definiscono le possibili strategie di contenimento in base alla valutazione dei livelli di compartimentazione dei locali serviti dagli impianti oggetto di bonifica:

  • LIVELLO 1 – Controlli Ingegneristici Minimi: interessa ambienti residenziali, industriali, commerciali e marittimi senza contaminazione accertata. Richiede coperture di protezione su pavimenti e apparecchiature, e adeguata pulizia;
  • LIVELLO 2 – Contenimento dell’area di lavoro senza unità di decontaminazione: interessa ambienti con accertata presenza di muffe o contaminazioni biologiche nei sistemi HVAC.  Richiede le seguenti misure:
  1. Tutte quelle previste per il livello 1; 
  2. Isolamento area di lavoro mediante barriere di confinamento in fogli di polietilene non propaganti incendio con taglio verticale per l’accesso;
  3. Copertura della pavimentazione con un doppio foglio di polietilene;
  4. Mantenimento della camera di confinamento in depressione rispetto agli ambienti confinanti mediante aspiratore dotato di filtro HEPA;
  5. Aspirazione delle pareti interne alla camera con un aspiratore dotato di filtro HEPA prima di rimuovere o spostare la stessa.
  • LIVELLO 3 – Contenimento dell’area di lavoro con unità di decontaminazione a camera singola: interessa tutte le strutture sanitarie (anche non contaminate) e tutti gli ambienti con casi gravi accertati di amplificazione microbica o sostanze pericolose nei sistemi HVAC. Richiede le seguenti misure:
  1. Tutte quelle previste per il livello 2;
  2. Creazione di una camera di decontaminazione adiacente alla zona di contenimento e separata da essa da un doppio foglio di polietilene;
  3. Mantenimento della pressione negativa nelle aree di contenimento;
  4. Monitoraggio del livello di particolato presente all’interno delle aree di confinamento affinché non superi quello degli ambienti circostanti. 
  • LIVELLO 4 – Contenimento dell’area di lavoro con unità di decontaminazione a camera doppia: interessa tutti gli ambienti nei quali sia stata accertata la presenza di sostanze pericolose all’interno dei sistemi HVAC e nelle strutture sanitarie. Richiede le seguenti misure:
  1. Tutte quelle previste per il livello 3;
  2. Creazione di 2 camere di decontaminazione;
  3. Monitoraggio in continuo della pressione negativa delle aree di confinamento.

 

Altre problematiche si risentono soprattutto nelle interferenze che il servizio può arrecare agli ambienti. 

Per questo, spesso, si sceglie di lavorare in orari notturni: ad esempio nei siti produttivi. Laddove anche di notte esista attività produttiva, gli interventi vengono coordinati in maniera tale da eseguirli senza interferire troppo, con cronoprogrammi e Gant ad hoc.

Anche in alcuni reparti ospedalieri, che non possono essere svuotati, bisogna operare in presenza di degenti con la massima attenzione possibile in termini di contenimento e interferenza, nonché nella scelta dei prodotti di disinfezione più consoni (optando in questi casi anche per l’utilizzo di raggi UV e vapore secco saturo).

L’esistenza delle criticità che ti abbiamo illustrato può significare solo una cosa: la complessità della bonifica degli impianti richiede affidarsi a un team di specialisti con esperienza e competenza.

Solo con efficaci e adeguati protocolli di sanificazione avrai la certezza di aggirare ogni possibile problematica,  rispettando tutte le normative vigenti e riducendo i potenziali rischi di contaminazione microbiologica.

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